domenica 24 giugno 2018

La voce del silenzio

Laura Siciliano

Ed. Grafitalica


Laura racconta, nella sua vitalità infinità, il suo essere bambina, poi donna con un compagno del quale descrive il carattere, ma soprattutto il suo essere mamma, dove essere mamma non è generare una vita, ma generare amore, un amore che fa madre senza le doglie del parto, e generare un uomo sicuro di sé senza che occorra un legame biologico in tutto questo. Al di sopra del generare un figlio, un compagno del quale non parla più, probabilmente vicino nella Parola e, partendo da quella mansarda del castello, dove farvi ritorno, ripercorrere i ricordi di un nonno che si era ritirato a vita privata e di giardini di Sorrento dove aveva trascorso la sua infanzia.

Donna, poi mamma, poi cittadina del mondo come chiunque si sente figlia di Dio, guidata dalla Parola, ritorna nella terra che le ha donato un figlio, poi in altri luoghi dove il suo essere è così ben saldo dal non rimanere scalfito da quanto vede e percepisce conscia dei suoi ricordi che ravviva, della propria storia; ciò che le permette di vivere con apparente superficialità ogni occasione di gioco che la vita le offre, perché sapendo fin troppo bene chi è, la vita è il susseguirsi di un gioco che scorre tra mille avventure, in quella mansarda o nel resto del mondo, dove l’incontro di Matias a Salasaca la pone a confronto con la vita che sarebbe forse spettata al suo Donato, se, da figlio di benestanti, fosse rimasto lì, da dove l’Italia sembra l’Eldorado.

Nella seconda parte poi si svela che non sposò un uomo che non avrebbe voluto adottare e si rivela in giocosi ed amorevoli atteggiamenti con cui studiare il figlio e giocarci e crescerlo comprendendolo, rendendolo autonomo, a volte tenero  a volte dispettoso almeno quando, giunto alla maggiore età, il difficile mestiere di mamma è compiuto e far sparire delle foto è ancora un modo per ricucire quel rapporto d’amore ormai giunto alla definizione di un uomo che, ha ormai diciotto anni ed è sofferenza ed è soddisfazione.

Siamo abituati a uteri di donna che generano figli, qui invece ci troviamo di fronte ad un gioco di eterno amore in cui un figlio adottivo si introduce nell’utero di una donna che in questo processo inverso riesce a generare un uomo che conosce gioie e dolori della vita, ma soprattutto il modo in cui affrontarle, ed anche se la natura non lo direbbe è parte di Laura, del suo modo di studiare Donato proprio perché possa varcare quella soglia e da cucciolo abbandonato divenire uomo e uomo di fede; come se si assistesse al vedere trasfondere ciò che il sangue non può ma che può invece un utero sterile di una donna che è in attesa soltanto di ricevere un bimbo da amare, formare, ed armare sereno alla vita.

Giulio della Valle